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“Rileggere, meditare la passione di Gesù non ci porta a concludere che noi siamo al riparo dalla sofferenza, ma ci rivela che ci può essere una fiducia che non viene meno neanche in chi soffre, che ci può essere un vivere l’amore che si dà e che si riceve anche quando si è colpiti dalla potenza dell’odio, che si può nutrire la speranza anche nell’apparente fallimento. E dobbiamo riconoscere che anche altri umani, uomini e donne come Gesù, hanno saputo vivere così la loro “passione”.  Sì, Gesù è stato condannato dal potere religioso innanzitutto perché liberava l’uomo da perverse immagini di Dio ed è stato ucciso dal potere imperiale totalitario perché  “pericoloso” e, dobbiamo riconoscerlo, come tanti altri ancora oggi! Ma per tutte queste vittime della storia è nostro dovere fare memoria che sui cammini di sofferenza può risplendere la capacità dell’umanità di amare, di sperare, di perdonare per spezzare il cerchio infernale dell’odio e della violenza”.

Enzo Bianchi, “Se questo è un uomo”, articolo apparso su Repubblica del 29 marzo 2021

La riflessione di Enzo Bianchi ci ricorda che la Passione di Cristo si prolunga fino ad oggi in ogni uomo che soffre, in tutti coloro che affrontano le dure prove della malattia, del lutto, della violenza, della mancanza dei diritti e delle libertà fondamentali. 

Questo passaggio di attualizzazione ci deve rendere consapevoli della necessità di riconoscere in Gesù e nel suo destino l’uomo di oggi, aprendo le nostre menti e i nostri cuori alla compassione, al sostegno reciproco: non possiamo risolvere tutte le situazioni di dolore e di ingiustizia, ma dobbiamo almeno sentirne la durezza, renderci conto della sofferenza altrui, accostarci all’altrui passione domandandoci come possiamo intervenire noi.

La speranza risiede nella nostra capacità di amare.

 Affettuosi auguri di buona Pasqua!

 Il Dirigente scolastico, Prof.ssa Antonella Manca

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